Dopo aver dato alla luce il tuo bambino devi prenderti, concedere a te stessa, il tempo per riconfigurarti fisicamente, emotivamente e spiritualmente.

Sei circondata da messaggi, più o meno espliciti, che ti vorrebbero quella di sempre, il prima possibile, e forse lo vorresti anche tu, ma la verità è che non si può attraversare la “soglia” della maternità e rimanere “quelle di sempre”.
Hai bisogno di riconoscere te stessa, lo so, di muoverti nella tua vita con la consueta sicurezza e familiarità, ma datti tempo, ci arriverai.
Concediti la possibilità di vivere questo passaggio sapendo che il suo tempo non coincide con quello del travaglio e del parto. Dura molto di più.
E va bene così.

 

La ri-nascita richiede più tempo della nascita.

Adesso ti trovi in mezzo a due mondi: non sei più quella di prima, ma non sei ancora approdata alla te madre.
Accetta di non sapere, abbandona ogni aspettativa, soprattutto su di te, e affidati al tuo sentire.
Restituisci a questa fase il suo valore e riappropriati del diritto di ascoltare il TUO corpo, il TUO cuore e di assecondare i loro bisogni, i loro tempi, con onestà.

Datti il tempo di ri-generarti proprio come, silenziosamente, sta facendo il tuo corpo.

Respira la libertà di rallentare, di seguire un ritmo che sia solo tuo, solo vostro.
Chiediti di cosa hai bisogno, riscopri la forza e la dignità nascoste nella vulnerabilità, mostrati in tutta la tua verità, perché così facendo non solo avrai più opportunità di vedere i tuoi bisogni accolti, ma promuoverai questo tipo di dialogo, più autentico e profondo, anche nelle persone che ti sono accanto (soprattutto nel papà, che sta vivendo questo passaggio proprio come te, anche se in modo diverso).
E tutto fluirà con maggiore naturalezza, quella naturalezza che fa rima con lentezza e che facciamo così tanta fatica ad assecondare.

 

Fatti accudire per imparare ad accudire il tuo bambino.

Il fatto che tu possa sentirti rapidamente nelle condizioni fisiche di fare le cose non significa, necessariamente, che tu le debba fare.
Permetti agli altri di prendersi cura di te e della casa, affinché tu abbia tutto il tempo per stare col tuo bambino e imparare, un giorno dopo l’altro, a conoscerlo e ad accogliere e rispondere ai suoi bisogni.
Lascia che ti aiutino, senza pretese o inutili giudizi, ma guardando ai loro gesti di cura per quello che sono: dimostrazioni d’amore.

E se l’aiuto tardasse ad arrivare, allora chiedi.
Anche se non lo hai mai fatto prima e ti mette a disagio, fallo.
Non pensare di dover dimostrare qualcosa a qualcuno, perché questo ti porterà solo a provare un rancore tossico per tutti.
Domandati piuttosto cosa ti blocca, cosa ti rende così difficile chiedere un aiuto.
Questo può esserti davvero utile.

Forse non tutti sapranno vedere ciò di cui hai bisogno, andare oltre a ciò che mostri loro e non sapranno aiutarti, spontaneamente. Allora, tu chiedi.
Dai indicazioni precise su ciò che ti serve, che sia riposo, un piatto pronto, un abbraccio nel quale abbandonarti, completamente…

Impara a fare da madre a te stessa, ad accogliere le tue necessità e a fare in modo che vengano soddisfatte.

Permetti al papà di scoprire il suo nuovo ruolo, proprio attraverso l’accudimento di te, mamma. Molto spesso si sente escluso dal rapporto simbiotico che stai instaurando col vostro bambino, pensa di non essere utile, ma lo può essere, eccome!
Fai in modo che lo sappia.

Questo è un nuovo inizio per te, per voi. Potete scrivere una storia diversa, da quella scritta fino ad ora, ristabilire una nuova alleanza.

 

Spostati dal Fare all’Essere.

In questo momento sei chiamata ad occuparti di qualcosa di grande e importante: creare un attaccamento sicuro col tuo bambino.
Devi spostarti dalla dimensione del FARE.
I bambini ci chiedono una cosa semplice e potentissima: di ESSERCI.
Prima ancora del fare qualcosa, ci chiedono di ESSERE qualcosa.
La Vita, per loro, scorre nel sentire.

Sei il suo primo “sapore”…il primo assaggio di tutto ciò che la Vita può essere e dare.

Stai in quel sentire e lasciati guidare.

 

 

Qualche spunto in più…

Perché tu possa vivere davvero questo tempo con la lentezza che richiede, di seguito trovi alcune domande utili da porti (sono scritte come se fossi ancora in attesa, in un’ottica di preparazione e pianificazione, ma nel caso in cui avessi già partorito, semplicemente, declinale alla tua situazione attuale).
Prendi carta e penna…

  • Quali prevedi potrebbero essere i maggiori impedimenti al tuo riposo? (qui inserisci tutto quello che potrebbe dipendere dalle circostanze, dagli altri, ma anche da te stessa!)
  • In che modo potresti affrontarli?
  • Chi hai più piacere che vi faccia visita, anche con più frequenza, durante le prime settimane e perché?
  • In che modo potrebbe esservi d’aiuto? (pensa ad ogni forma di supporto, che sia piccola o grande: potrebbe essere preparare un piatto nutriente e un po’ più elaborato, occuparsi del bambino mentre ti fai una bella doccia calda, e perché no? caricare o scaricare lavatrice e/o lavastoviglie!)

 

Una volta individuate le risposte, scrivi un messaggio carino e spiritoso, da inviare all’occorrenza, nel quale chiedi espressamente di esaudire i tuoi desideri (a tutti farà piacere sentirsi utili e apprezzati per il loro supporto e tu, probabilmente, scoprirai quanto sia bello avere una tribù che si occupa di voi!)

 

Queste domande sono liberamente tratte da “The fourth trimester” di Kimberly Ann Johnson, un libro bellissimo (purtroppo non ancora tradotto in italiano) di cui ti parlerò presto! 😉

 

Foto: Taisiia Stupak