Come ti ho raccontato qui, per anni mi sono occupata di promuovere la lettura ad alta voce in famiglia. I benefici di questa pratica sono ormai noti (non temere, se non li conosci, presto ti racconterò anche di questi!) e, grazie al lavoro di professionisti appassionati e a quello di case editrici sempre più ispirate, si è diffusa largamente.

Oggi, però, voglio parlarti dell’importanza della lettura ad alta voce, durante la gravidanza.
Per farlo, proviamo a partire dall’etimologia della parola “attendere”…
Attendere deriva dal latino attendére e, letteralmente, significa “rivolgere l’animo a…”.
Ogni futura madre conosce bene la particolare percezione di questo tempo, “il tempo dell’attesa”.

Un tempo che si dilata e che, contemporaneamente, nello stesso attimo, abbraccia il presente ed il futuro insieme.
“Adesso” non è mai “qui e ora”. Quando si attende, “adesso” è in parte “qui”, perché qui è il corpo, e in parte “poi”, perché il nostro animo è rivolto a chi verrà.

 

“Sono il tuo guscio, sono il tuo guanto

Sono il tuo ombrello, sono il tuo manto

Sono il tuo tetto, la tua conchiglia

Sono il tuo nido, la tua bottiglia

Piccola perla, piccola noce

Oggi ti abbraccio con la mia voce

Oggi ti avvolgo con il mio canto

Calda coperta, tienila accanto.”

“Canto della protezione” da “Canti dell’attesa”– Il leone Verde Piccoli

 

L’attesa è il tempo per coltivare.

È il tempo per coltivare desideri, sogni, aspettative, ma é anche, e soprattutto, il tempo per coltivare se stesse.

La lettura ad alta voce, molto più di quella silenziosa, invita ad andare in profondità, ad immergersi alla ricerca di quel luogo profondo nel quale le parole prendono forma, si fanno immagine, sensazione, per poi tornare in superficie e restituirle all’aria, sotto forma di suono, lo stesso suono che, ormai, non è più solo se stesso, ma è anche “noi”.

Leggere ad alta voce è dono di sé e non c’è al mondo destinatario più degno di questo immenso dono se non il nostro bambino.

Leggere per il nostro bambino, durante la gravidanza, significa trasmettergli un patrimonio unico di sensazioni, limpide e pure come acqua di sorgente. È un momento prezioso, irripetibile, durante il quale comunicare è, più che mai, “costruire”.

 

Le parole sono linfa.

 

“Prima del senso c’è il suono, prima delle parole c’è la voce.” 1

 

Le parole, che all’orecchio del feto arrivano private del loro significato, attraverso la voce si fanno suono e diventano “luogo da abitare”.
Il bambino viene pervaso dalle sensazioni generate nella madre, dalla madre, e se ne nutre. E durante quei mesi, i mesi dell’attesa, quella linfa lo pervaderà e diventerà parte di lui.

 

“Amare vuol dire, in ultima analisi, far dono delle nostre preferenze a coloro che preferiamo.” 2

 

Il tempo dell’attesa, allora, si fa tempo del racconto di sé, della ricerca delle parole capaci di rifletterci, limpidamente. Così comincia un viaggio bellissimo, attraverso le parole che vivono in noi e quelle scritte da altri…per ritrovarsi.

 

“Ci sono sorgenti di parole giuste, che sono fatte per questo”  1

 

Ci sono i libri. E tra questi, gli albi illustrati; albi meravigliosi che, per il loro “limite”, per la loro brevità di forma, che coincide con la loro forza, raccontano l’essenziale e ci riportano dove tutto nasce. Ci riconsegnano la verità. Un giorno, quegli albi illustrati li leggeremo insieme al nostro bambino, seduti una accanto all’altro, ma intanto…

Leggere ad alta voce, durante il tempo dell’attesa, significa raccontare l’amore, la bellezza, ad una nuova vita; significa regalare al nostro bambino il primo “sguardo” con il quale vivere il mondo.

 

 

  1. Valentino Merletti/Tognolini “Leggimi forte”
  2. Pennac D. “Come un romanzo” 

 

N.B.: Questo articolo è stato scritto, qualche anno fa, per il blog di Percorsi formativi 0-6, della mia amica Silvia Iaccarino, un’altra professionista instancabile che si occupa con passione di quel periodo splendido e prezioso che è l’infanzia. Sono molto legata a queste parole, così ho pensato di riproporle anche qui!

Foto: Jonathan Borba