Come genitori consapevoli siamo chiamati ad avere una Visione, a perseguirla con intenzionalità e, per questo, dobbiamo imparare a coltivare la presenza.
La nostra capacità di essere realmente presenti, radicati nella nostra intenzione più alta, è strettamente connessa alla capacità di riconoscere le nostre emozioni e alla nostra abilità nel saperle gestire.

Le emozioni tendono ad assumere il comando, a indirizzare i nostri comportamenti, e questo rischia di compromettere il nostro fare.

Questo, ovviamente, non significa che le emozioni si debbano soffocare, ma che è importante imparare ad osservarle, a dare loro lo spazio che meritano, senza però dargli il potere di farci deragliare, completamente.
Le emozioni, in fondo, non sono altro che reazioni fisiologiche ad uno stimolo e hanno dimostrato che la loro durata effettiva è di soli 6 secondi.
Trascorso questo brevissimo lasso di tempo, durante il quale si sono attivate tutta una serie di reazioni chimiche, subentra il pensiero.

Il pensiero elabora le informazioni e attribuisce un significato a quello che sta succedendo, in qualche modo, sceglie di mantenere le emozioni in vita (sì, anche quelle meno piacevoli!) e le trasforma in sentimenti, capaci di perdurare.
Come possiamo intervenire in questo processo, metterlo “in pausa” per evitare che ci porti dove non desideriamo andare?

 

Impariamo a stare nel corpo.

Come esseri umani, possediamo una naturale predisposizione alla narrazione, tendiamo a cercare e creare significato… portiamo tutto nella mente! Non solo, tendiamo a farlo seguendo quasi sempre gli stessi percorsi narrativi ed è qui, che le cose si complicano.
Ma le emozioni sono “energia in movimento” (e-motion), per loro natura, sono affare del corpo e dovrebbero essere ascoltate, prima di tutto, attraverso di lui.

Per evitare che la nostra mente ci riporti dentro ad una storia e ad un significato già noti, dobbiamo seguire alcuni semplici passaggi:

  • Scannerizzare il nostro corpo per comprendere dove l’emozione si è annidata (es. se sentiamo un peso sullo stomaco, la mascella contratta, ecc., ma anche le sensazioni più sottili);
  • Stare per un momento con quell’emozione, rimanendo nella sensazione fisica;
  • Attribuire all’emozione delle caratteristiche specifiche (come un colore, una forma, una texture, un movimento… per arrivare, infine, al nome più appropriato per chiamarla);
  • Rimanere in ascolto dell’emozione e di come muta.

Questo processo ci permette di compiere un’azione importantissima: “vedere” i confini dell’emozione, distinguerla da noi.

Ci accorgeremo che, grazie al semplice fatto di aver spostato la nostra attenzione sul corpo, l’emozione cambierà intensità (ricordate? Dura solo pochi secondi!).
È da questo punto di osservazione che riusciremo a trovare il tesoro, la gemma che ci permetterà di aumentare la nostra consapevolezza.

Tutto questo possiamo farlo mentre, semplicemente, facciamo un respiro profondo, contando fino a 6!

 

Alleniamo l’auto-consapevolezza.

A questo punto, possiamo:

  • Analizzare le informazioni che l’emozione ha portato con sé;
  • Riconoscere “l’innesco” (trigger) che ha scatenato l’emozione;
  • Riconoscere i “sentieri emozionali” che tendiamo a percorrere;
  • Ascoltare il dialogo interiore che intratteniamo con noi stessi.

Questo, quindi, è il momento per allenare l’auto-consapevolezza, per chiedersi cosa è successo d’inaspettato, cosa è davvero a rischio, cosa ci sta bloccando o spingendo a reagire e poi, cosa vogliamo ripetere o evitare…

Adesso conosciamo degli elementi importantissimi e, da qui, possiamo decidere come rispondere allo stimolo ricevuto.

Nel frattempo, stiamo sviluppando anche la nostra capacità di auto-regolazione, stiamo imparando a calmare noi stessi (molto spesso, basta davvero qualche respiro profondo).
La chiarezza mentale e la calma che abbiamo saputo infondere in noi stessi, ci consentono di rispondere allo stimolo ricevuto, evitandoci di reagire guidati dal pilota automatico. E questa è una conquista dal valore inestimabile!

 

Cambiamo prospettiva.

Ora sappiamo cosa si muove dentro di noi, abbiamo accolto l’emozione, le abbiamo dato una forma; abbiamo indagato la sua vera origine e i vari percorsi possibili.
Ci siamo presi un piccolo spazio e adesso…

Possiamo stare davvero nel momento presente, nel qui e ora, e il nostro sguardo è libero di “leggere” la situazione per quella che realmente è.

Siamo capaci di metterci nei panni dell’altro (del nostro bambino, ma anche del nostro partner, per esempio) perché più conosciamo noi stessi, più siamo capaci di empatia. Questo ci permette una vicinanza reale, di creare connessioni autentiche.
Soprattutto, ci permette di compiere scelte davvero allineate con le nostre intenzioni, con la nostra Visione ed è questo che ci sta a cuore.

Queste competenze emotive sono fondamentali se scegliamo una genitorialità consapevole e lavorare su di esse per il nostro bambino, per essere per lui/lei una guida sicura, è una delle tante possibilità che questo ruolo ci regala. Ci permette di conoscerci meglio e quindi di crescere e migliorarci.
E poi, la sensazione di essere padroni di noi stessi, di saper gestire le nostre emozioni in modo equilibrato, soprattutto quando lo facciamo con i nostri bambini, è impagabile, perché possiamo avvertire quanto questo esempio sia utile e importante per loro, quanto li formi, profondamente.

È un altro grande dono, perché tutte le nostre relazioni ne trarranno vantaggio e di conseguenza anche la nostra vita sarà più felice e ricca di significato.

 

Qualche spunto in più…

Se pensi che seguire questi step sia troppo macchinoso e richieda troppo tempo (un tempo che, quando l’emozione si palesa, non credi di avare), fermati a pensare all’ultima volta in cui ti sei trovata/o di fronte ad un inconveniente e riguarda l’intera scena, come fosse quella di un film. Osserva i fatti, senza giudicare.
Analizza come, a mente più lucida, appaia tutto molto diverso e chiediti cosa avresti voluto o potuto fare, diversamente.

  • Quali pensieri avresti potuto fare?
  • Quali sentimenti, di conseguenza, avresti potuto provare?
  • Che azioni avresti potuto compiere?

Sappi che allenare la tua intelligenza emotiva ti permetterà di evitare molti sensi di colpa, ma soprattutto di riconoscerti e sentirti integra/o, in ogni situazione.
Non sarà immediato, ci vorrà un po’ di tempo per diventare abili, ma tu comincia con un lungo respiro, mentre conti fino a 6! 😉

Foto: Caroline Veronez